Il Sole 24Ore – 05.01.2008
di Massimo Mascini
Il 6 dicembre i chimici hanno rinnovato il loro contratto nazionale. Scadeva a fine anno. Industriali e sindacati si erano incontrati una volta sola, è bastato rivedersi e tutti i problemi erano già risolti. Non è stata un’eccezione. Gli stessi sindacati hanno chiuso in pochi incontri anche il contratto dell’energia, quello degli elettrici, a metà gennaio contano di firmare per il settore gas-acqua. Tutti in fretta e senza conflittualità. È la dimostrazione che le buone relazioni industriali esistono.
Del resto, è una storia che viene da lontano, perché i chimici sono sempre stati l’altra faccia della luna rispetto ai metalmeccanici, litigiosi, ideologici, incapaci ad avere fiducia nei propri interlocutori. E la formula felice dei chimici è proprio questa, la capacità di avere sempre il massimo rispetto dei propri interlocutori. “Non ci permettiamo mai – dice Alberto Morselli, segretario generale dei chimici Cgil – di pensare che un problema sollevato dalla nostra controparte sia strumentale, lo affrontiamo con attenzione, cerchiamo di risolverlo”.
Rispetto, e continuità. Perché in questo comparto economico il dialogo è continuo, dura per tutto il periodo di applicazione del contratto. Senza rispetto reciproco e un dialogo continuo del resto sarebbe stato impossibile al settore chimico riuscire a superare le enormi difficoltà e le ristrutturazioni degli anni Ottanta. Da allora sono stati persi moltissimi posti di lavoro, ricorda il presidente di Federchimica Giorgio Squinzi, ma il settore è oggi molto competitivo, le esportazioni crescono a un ritmo superiore a tutti gli altri manifatturieri.
Non è sempre stato facile, nemmeno per gli industriali. Proprio Squinzi alla fine degli anni Novanta fu “processato” dalla Confindustria di Giorgio Fossa perché aveva firmato un accordo con i sindacati considerato dai più eterodosso, dove tra l’altro si fissava per la prima volta il concetto di orario multi periodale, più basso in alcune stagioni, più alto in altre. Alla fine fu assolto, pur con tanti dubbi, ma questa poi è diventata una conquista di tutti, imitata e apprezzata.
Il fiore all’occhiello di tutta la chimica è però il Fonchim, il fondo di previdenza integrativa del settore, il primo a essere perfezionato, molto apprezzato. Ha 200mila aderenti, rappresenta una realtà di tutto valore, offre rendimenti superiori a quelli del mercato. E poi si è aggiunto il Faschim, il fondo per l’assistenza sanitaria integrativa. Ha qualche difficoltà a decollare in pieno, ma le premesse ci sono tutte. L’obiettivo è duplicare il successo del Fonchim.
Alla base di ciò, sempre quell’attitudine al dialogo, al confronto. La consapevolezza che i problemi non devono essere affrontati alla scadenza dei contratti, ma appena sorgono, prima che crescano e diventino ingombranti.